L’esperienza del giubileo degli adolescenti che abbiamo vissuto tra il 25 e il 27 aprile ci ha visto protagonisti attraverso i ragazzi provenienti da diverse parrocchie accompagnati dai loro responsabili.
È stata un’esperienza profonda e profetica, in cui ognuno è stato chiamato a mettersi in cammino come Pellegrino di speranza, riscoprendosi chiamato ad un di più, ad andare verso l’altro con lo stesso spirito di Cristo Risorto che appare ai discepoli.
La nostra esperienza è stata arricchita dal gemellaggio con la parrocchia che ci ospitava, quella di San Giuseppe sposo di Maria di Pavona. Entrare in contatto con una realtà sicuramente diversa dalla nostra ci ha permesso di capire che non siamo soli e che ognuno può ricevere di più dal rapporto con l’altro. Inoltre abbiamo potuto creare relazioni nuove nella condivisione della fede in Gesù.
Il nostro pellegrinaggio giubilare è iniziato con una celebrazione penitenziale presieduta dal nostro responsabile di Pastorale Giovanile e con la presenza di Padre Tony Leva e altri sacerdoti della diocesi di Albano. La liturgia penitenziale ha dato ad ognuno la possibilità di sperimentare l’amore di Gesù che perdona e, quindi, ha permesso di iniziare questa avventura con il “cuore giusto”.
Simbolo di questa celebrazione è stata la chiave che è stata donata ad ogni ragazzo quale segno del ritorno a casa del figliolo prodigo ma anche delle chiavi delle Porte sante che avremmo successivamente attraversato. Abbiamo, infatti, potuto visitare le Basiliche papali di Santa Maria Maggiore, di San Paolo fuori le Mura e di San Giovanni in Laterano, percependo in ognuna di esse una fede tangibile, un clima di preghiera e di raccoglimento che ha aiutato anche noi ad entrare in questo spirito.
Ci siamo poi messi in cammino con altre 100mila persone provenienti da ogni parte del mondo, per raggiungere Piazza San Pietro per la Celebrazione Eucaristica di conclusione del Giubileo degli adolescenti, nel secondo giorno dei novendiali per la morte di Papa Francesco. Anche durante la celebrazione abbiamo potuto percepire la bellezza di una Chiesa che ha un unico linguaggio, quello del dono e dell’amore di Gesù. A tale proposito, sono illuminanti le parole del Cardinale Parolin che ha esortato tutti gli adolescenti a seguire l’esempio di vita di papa Francesco, ricordando che la gioia del Vangelo «riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia». Vivere la Speranza è, quindi non sentirsi soli, ma accompagnati, perché «Egli viene ad incontrarvi là dove siete, per darvi il coraggio di vivere, di condividere le vostre esperienze, i vostri pensieri, i vostri doni, i vostri sogni, di vedere nel volto di chi è vicino o lontano un fratello e una sorella da amare, ai quali avete tanto da dare e tanto da ricevere, per aiutarvi ad essere generosi, fedeli e responsabili nella vita che vi attende, per farvi comprendere ciò che più vale nella vita: l’amore che tutto comprende e tutto spera (cfr. 1Cor 13,7)».
Torniamo a casa, quindi, con uno spirito di entusiasmo e di gioia per i giorni vissuti, pronti a testimoniare con la vita quanto abbiamo celebrato nella fede.
Possiamo allora affermare, alla luce di ciò, che la speranza per i nostri adolescenti è vivere alla luce di Gesù assieme ai propri coetanei.