“IO SONO IN MEZZO A VOI COME COLUI CHE SERVE” (LUCA 21, 27)

Lettera alla Santa Chiesa di Dio che è in Melfi - Rapolla - Venosa per la “riapertura” della Cattedrale di Melfi e per l’Indizione della Visita Pastorale

CIRO FANELLI
VESCOVO DI MELFI–RAPOLLA-VENOSA

Alla Santa Chiesa di Dio
che è
in Melfi-Rapolla-Venosa

“IO SONO IN MEZZO A VOI COME COLUI CHE SERVE”

(LUCA 21, 27)
Lettera
per la “riapertura” della Cattedrale di Melfi
e per l’Indizione della Visita Pastorale

 

 

Carissimi fratelli e sorelle,

 

1. Insieme per “servire”
il 4 novembre 2017, nella memoria liturgica di San Carlo Borromeo, alla cui intercessione ho affidato il mio ministero episcopale, giungevo in mezzo a voi come vostro Vescovo: abbiamo  vissuto, con l’aiuto di Dio, cinque anni di cammino insieme. Nel nome del Signore, da quel giorno, ho orientato, con trepidazione e fiducia, i miei passi verso di voi con l’unico intento di “fare tutto per il Vangelo” (1 Cor 9, 23), sforzandomi di conoscervi, amarvi e servirvi perché siete la Sposa diletta di Cristo Gesù, nostro unico Salvatore.
Il “servire” è il senso profondo del nostro essere Chiesa e del ministero ordinato nella comunità cristiana; la nostra identità ecclesiale è tutta racchiusa in quelle parole sublimi di Gesù: “Io sono in mezzo a voi come colui che serve” (Lc 21, 27).
A partire da quel giorno di cinque anni fa, nella luce della Fede, ho riconosciuto nel discernimento di Papa Francesco la volontà di Dio sulla mia persona e attraverso di me per la Santa Chiesa di Melfi-Rapolla-Venosa.
Oggi, con maggiore consapevolezza di allora, vi ripeto con San Paolo che mi siete diventati cari nel Signore (cfr. 1 Ts. 2,8).

 

2. Il Signore si è preso cura di noi
Il tempo che abbiamo trascorso insieme è stato, purtroppo, contrassegnato da due anni di pandemia; due anni che hanno causato tante criticità, non solo dal punto di vista sanitario,
ma anche sociale ed economico. Le restrizioni per contenere la diffusione del contagio non ci hanno consentito di poterci incontrare a livello ecclesiale con la consueta frequenza e nella serenità.
La pandemia ha contribuito, inoltre, a svelare scenari pastorali di cui forse non eravamo pienamente consapevoli. In questi cinque anni abbiamo vissuto tanti momenti difficili, ma anche tante situazioni belle e significative. In ogni circostanza, però, abbiamo sempre sperimentato che il Signore ci è stato accanto e con la sua Misericordia si è preso cura di noi. Siamo certi che Gesù, il Pastore buono e bello, ogni giorno ci guida conducendoci sui sentieri del tempo per aprire i nostri cuori alla lode a Dio Padre nello Spirito Santo.

 

3. Il dono della “riapertura” della Cattedrale
La Provvidenza di Dio ha disposto che a conclusione di questo primo lustro del mio servizio episcopale la Diocesi potesse gioire nel “rivivere” la sua Cattedrale e nell’ammirarne nuovamente non solo la bellezza della sua facciata, ma anche la magnificenza dell’aula liturgica. La teologia ci insegna che la Chiesa Cattedrale è l’icona della comunione ecclesiale, che deve permeare tutta la vita della Diocesi e della missione alla quale tale comunione invia: testimoniare con la vita battesimale la Misericordia di Dio. Il prossimo 7 dicembre, Vigilia della Solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, attraverseremo insieme la porta principale della nostra Cattedrale per celebrare i divini i misteri e per contemplare in Maria l’attuazione piena del progetto di amore che il Signore ha predisposto per tutti: essere “santi ed immacolati” nell’amore al suo cospetto (cfr. Ef 1, 4-5).
La riapertura al culto della nostra Cattedrale avviene nel tempo di grazia che è il “cammino sinodale”. Anche questa coincidenza è sicuramente provvidenziale ed è, perciò, carica di molteplici significati per il nostro cammino di Chiesa. Il Cristo Buon Pastore, infatti, ci chiama attraverso l’icona della Chiesa Cattedrale a vivere la comunione, ad essere popolo, a camminare nella  sinodalità, proclamando a tutti la gioia del Vangelo.

 

4. L’indizione della Visita Pastorale
In questa bella e solenne circostanza, per la quale il Santo Padre ha concesso il dono dell’Indulgenza plenaria, che ci consentirà di gustare per un intero anno il significato ecclesiale della Chiesa Madre della Diocesi, mi è parso opportuno – non solo per dovere canonico, ma per esigenza pastorale – indire la mia prima Visita Pastorale, a norma dei can. 396, 397, 398 del Codice di Diritto Canonico e in ossequio alle indicazioni del Direttorio per il ministero pastorale dei Vescovi, Apostolorum Successores (numeri 221-225). Quanto prima sarà mia cura comunicare le modalità operative della Visita, la sua scansione temporale e i nomi dei convisitatori. Essa è per la nostra Chiesa diocesana un vero tempo di grazia con l’esperienza dell’incontro, dell’ascolto e del discernimento, a cui ci chiama il percorso sinodale, per aiutarci a crescere nella comunione, nella partecipazione e nella missione.

 

5. I molteplici volti di un unico mosaico
In questi cinque anni, attraverso le celebrazioni ed altri eventi ecclesiali, vi ho incontrato in più occasioni.
Le visite alle parrocchie, gli incontri con gli organismi ecclesiali e con le aggregazioni laicali mi hanno fatto conoscere sempre meglio la Diocesi: i suoi talenti, le aspirazioni, le gioie, le sofferenze, le criticità. Questi incontri sono stati per me momenti preziosi che hanno rafforzato nel mio animo il desiderio di “camminare insieme” per essere sempre più fedeli al Signore Gesù, nostra
speranza e nostro unico salvatore. Tra gli incontri particolarmente significativi, ricordo con gioia spirituale quegli eventi che hanno accompagnato il percorso formativo diocesano e zonale: i convegni pastorali, la settimana biblica e il “cammino sinodale”, che nelle nostre comunità è venuto a coincidere con la ricostituzione in tutte le parrocchie degli organismi di partecipazione.
Nella luce di Cristo, che sempre deve illuminare il servizio ecclesiale, ho avuto anche modo di incrociare molte storie personali, spesso segnate dalla sofferenza, dalla povertà e dall’emarginazione. In questa stessa luce ho colto, però, con gioia interiore, nel cuore di tanti – presbiteri, religiosi e religiose, diaconi, seminaristi, fedeli laici – il desiderio di crescere nella fedeltà al Vangelo, nel servizio ecclesiale e in quello caritativo.

 

6. Lo zelo dei presbiteri
Ho apprezzato molto lo zelo pastorale del nostro presbiterio diocesano che, in questi anni, sebbene sia stato duramente provato da lutti e da molte criticità, è stato forte nel proseguire
con amore nella missione di servire la Chiesa di Dio. Abbiamo anche gioito per l’ordinazione di nuovi sacerdoti, lodando il Signore che non fa mancare alla sua Chiesa ministri secondo il suo cuore. Cordialmente ringrazio tutti i nostri sacerdoti, diocesani e religiosi, per la fraternità, l’affetto e la collaborazione. Gesù Buon Pastore ricompensi le fatiche di ognuno e riversi nel cuore di tutti l’olio della consolazione e il vino della speranza!

 

 

7. La varietà di vocazioni, carismi e ministeri
Ho constatato con soddisfazione spirituale il desiderio dei nostri diaconi permanenti di volersi porre con amorevolezza e umiltà a servizio delle comunità. Ho verificato l’umile dedizione delle persone consacrate nel testimoniare i valori del Regno. Ho gioito dinanzi alla generosità con la quale tanti fedeli laici nelle parrocchie e nelle varie aggregazioni ecclesiali testimoniano la fedeltà al proprio battesimo. Mi sono sentito incoraggiato dai giovani che si sono incamminati in un sincero discernimento vocazionale in vista del Sacerdozio: Saverio De Rosa e Luca Vietri di Melfi,
Donato Grimolizzi di Rapolla e Mattia Quagliarella di Lavello.

 

8. Tutti chiamati ad ascoltare e ad accogliere
In questi anni, come dicevo, ho incontrato molte persone segnate da tanta sofferenza spirituale e materiale; esse ci rendono presente il corpo sofferente di Gesù di cui la comunità cristiana deve prendersi cura per celebrare nella vita l’Eucaristia che vive nella liturgia. Queste persone, se da una parte ci chiedono attenzioni concrete, dall’altra ci domandano soprattutto di essere ascoltate, di sentirsi accolte e riconosciute nella loro dignità; penso in modo particolare ai disoccupati, alle famiglie lacerate, agli anziani, ai carcerati, alle persone sole, ai malati, gli immigrati, ai giovani in cerca di un senso per la loro vita.

 

9. La fatica di “pensare insieme” il bene della società e il suo sviluppo
L’incontro con le istituzioni civili, culturali ed educative, con le forze dell’ordine, con i presidi sanitari è stato sempre improntato al dialogo, nel rispetto reciproco e nella collaborazione.
Questi incontri, però, con l’impegno di tutti, devono trasformarsi in un’intesa più organica per sovvenire con efficacia alle necessità delle fasce più deboli della popolazione. Le nostre comunità, che sono molto provate dalla denatalità e dalla disoccupazione, devono vederci tutti pronti alla fatica di “pensare insieme” per essere più attenti a favorire sul territorio quelle scelte in grado di catalizzare le energie dei giovani e di convogliarle nello sviluppo economico, sociale e culturale del nostro territorio.

 

10. La scuola e i giovani
Nelle visite alle scuole ho incontrato dirigenti, docenti e personale A.T.A. che, consapevoli della preziosità del loro ruolo educativo, non si arrendono facilmente davanti alle molteplici
difficoltà in cui oggi sono chiamati ad operare come educatori e formatori. I nostri ragazzi e i nostri giovani, infatti, nella proposta formativa della scuola trovano ancora, grazie a Dio, una “palestra” importante per crescere e maturare. Dall’incontro con i ragazzi e i giovani emerge sempre la richiesta di essere sicuramente accompagnati nel cammino della loro giovane vita, ma soprattutto di essere ascoltati e di divenire protagonisti nella costruzione del loro futuro.

 

11. Aprire cantieri di evangelizzazione e di umanità
In questo nostro contesto sociale e culturale, che è il Vulture-Melfese e parte dell’AltoBradano, la nostra Chiesa diocesana è chiamata, come ci sta chiedendo il “cammino sinodale”, a farsi “cantiere” di evangelizzazione, di umanità e di servizio, divenendo sempre più presenza positiva e propositiva della grande Speranza che è l’annuncio del Vangelo. Con questa Speranza evangelica dobbiamo chinarci sulle molteplici povertà della nostra società, incrociando, però, gli occhi e i cuori delle persone per stringerci ad esse con sincero affetto ecclesiale.
L’Eucaristia è il luogo teologico di questo incontro e di questo discernimento. Ogni Eucaristia ci spinge ad incontrare tutti e a seminare in ogni ambito della vita i valori del Regno.

 

12. Educare alla vita buona del Vangelo
La celebrazione dei sacramenti, la predicazione, la catechesi, la formazione, l’accompagnamento delle persone, la testimonianza della carità non sono soltanto il cuore del nostro impegno ecclesiale, ma anche le modalità con cui come discepoli del Risorto annunciamo al mondo che è bello essere Chiesa! Questo è il servizio che dobbiamo offrire agli uomini e alle donne del nostro tempo nella consapevolezza che il Vangelo è via per crescere in umanità!

 

13. La “via della bellezza” come evangelizzazione
Uno dei linguaggi che la Chiesa ha usato nel corso dei secoli per evangelizzare è stato anche quello dell’arte, indicando la “via della bellezza” come strada dell’incontro con il Verbo
della vita. Anche la nostra Chiesa locale ha camminato lungo questi sentieri. Infatti nella nostra realtà diocesana possiamo annoverare un grande patrimonio artistico di notevole valore.
La “via della bellezza” resta anche oggi una delle espressioni più alte per annunciare il Vangelo, per esprimere la forte valenza culturale del mistero di Dio, riconosciuto come via
per la piena realizzazione dell’uomo. L’armonia architettonica di alcune Chiese della nostra Diocesi sono il segno di una comunità cristiana che nel passato ha saputo annunciare la bellezza di Dio, riuscendo a farla risplendere nella sacra liturgia.

 

 

14. La nostra Cattedrale segno di una storia di bellezza
La Basilica Cattedrale di Melfi con la sua bellissima facciata settecentesca è un maestoso esempio di questo fecondo connubio tra Fede e arte. Purtroppo, dal 2016 la facciata della Cattedrale è stata “velata” ai nostri sguardi, a causa dei necessari ed urgenti lavori di restauro; successivamente, dall’ottobre del 2021, anche l’aula liturgica della Cattedrale è stata chiusa al culto, perché è stata interessata anch’essa da importanti interventi di consolidamento. Ora la nostra Cattedrale ritorna a risplendere in tutto il suo fascino per continuare ad essere spazio sacro in cui la Chiesa di Melfi-Rapolla-Venosa potrà ritrovarsi per celebrare i divini misteri e per sentirsi inviata a portare a tutti la gioia del Vangelo.

 

 

15. Il Convegno sulla Cattedrale
La riapertura della Cattedrale, è un evento di grande valenza teologica, ecclesiale e artistica. Per questa ragione essa sarà preceduta da un Convegno di studi che inizierà il 30 novembre.
L’obiettivo del Convegno è di evidenziare tutti gli aspetti che la Chiesa Cattedrale esprime all’interno del tessuto ecclesiale della Diocesi. Ringrazio di cuore Mons. Ciro Guerra, Delegato diocesano per i Beni Culturali Ecclesiastici, che ne ha curato l’organizzazione, avvalendosi della collaborazione degli altri organismi pastorali diocesani e delle molteplici competenze esterne.

 

16. L’indulgenza plenaria
Per tale circostanza, come dicevo, il Santo Padre, Papa Francesco, attraverso la Penitenzieria Apostolica, ha concesso il dono dell’Indulgenza plenaria a quanti con spirito di Fede visiteranno la Cattedrale. Con questo dono per la nostra Diocesi si apre un tempo “giubilare” che terminerà l’8 dicembre del prossimo anno. Sarà un anno di grazia in cui cogliere la bellezza e la gioia di essere Chiesa, che nasce dalla comunione trinitaria, vissuta in forma sinodale in un popolo che si rafforza comunicando il Vangelo. Questa circostanza di alto significato ecclesiale, anche per l’indizione della Visita Pastorale, deve vederci come Chiesa locale convenire tutti a Melfi il prossimo 7 dicembre: presbiteri, diaconi, religiosi, religiose, seminaristi e fedeli laici. Le modalità con cui partecipare alla celebrazione saranno comunicate quanto prima dagli Uffici della Curia diocesana preposti per l’organizzazione di tale evento.

 

17. Le ragioni della Visita Pastorale
La Visita pastorale che il Vescovo diocesano, a norma del Diritto Canonico, è tenuto a compiere rende presente la permanente visita di Cristo Buon Pastore, che si prende cura del
suo gregge. La Visita per me, prima di essere un dovere, è un’esigenza del cuore, che mi consentirà di vivere in pieno nella ferialità e in modo prolungato la carità pastorale, incrociando i miei
passi con la vita di ogni singola comunità parrocchiale e con i ritmi di ogni realtà presente nella nostra compagine ecclesiale. Essa è anche una singolare opportunità per accrescere la ricchezza di grazia propria del “cammino sinodale” nel quale ci troviamo. Il dinamismo del Sinodo è, infatti, sostanzialmente identico a quello della Visita Pastorale: entrambi gli eventi sono scanditi dall’incontrare, dall’ascoltare e dal discernere. Attraverso la Visita desidero fare mio il desiderio dell’apostolo Paolo rivolto a Barnaba: “Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunziato la parola del Signore, per vedere come stanno” (At 15,36).

 

18. Il senso dell’essere Chiesa nello spirito del Vaticano II
La celebrazione di riapertura della Cattedrale con l’indizione della Visita Pastorale avviene nel 60° anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II. Questa felice coincidenza fa si che la Visita Pastorale trovi senso e significato nell’insegnamento conciliare, che vede la Chiesa generata dalla Parola di Dio (Dei Verbum) e dall’Eucaristia (Sacrosantum Concilium), i cui elementi identitari sono la missione (Ad Gentes), la ricerca dell’unità (Unitatis Redintegratio) e l’inserimento nel mondo (Gaudium et Spes).
Significative sono ancora oggi le parole che San Paolo VI pronunciò nell’allocuzione per l’Ultima sessione pubblica del Concilio Ecumenico Vaticano II, il 7 dicembre 1965.
Paolo VI, in quella solenne circostanza, affermò che la Chiesa con il Concilio “ha desiderato farsi ascoltare e comprendere da tutti; (..) ha cercato di esprimersi anche con lo
stile della conversazione oggi ordinaria, alla quale il ricorso alla esperienza vissuta e l’impiego del sentimento cordiale dànno più attraente vivacità e maggiore forza persuasiva: ha parlato all’uomo d’oggi, qual è”.
Proseguì dicendo che tutta la ricchezza dottrinale sperimentata nel Concilio aveva “un’unica direzione: servire l’uomo. L’uomo, diciamo, in ogni sua condizione, in ogni sua infermità,
in ogni sua necessità”. In queste parole di San Paolo VI è delineato il senso del cammino sinodale e della Visita Pastorale nella vita di una Chiesa locale.

 

19. L’intercessione di Maria e dei nostri Santi Patroni
Fin d’ora accompagniamo con la preghiera la prossima Visita Pastorale. Affido ogni suo frutto all’intercessione della Beata Vergine Maria Madre della Chiesa, di S. Alessandro, San Biagio, San Felice, nostri Patroni; di San Giustino de Jacobis, pastore radicato nel Vangelo e aperto al dialogo e all’ascolto di tutti. Il Signore benedica la nostra Chiesa e ci conceda, con abbondanza, il dono del suo Spirito, perché possiamo sperimentare sempre la sua presenza e gustare ogni girono la gioia di essere testimoni credibili del Vangelo.
Melfi, 15 novembre 2022 – Memoria di Sant’Alberto Magno.

 

+ Ciro Fanelli
Vescovo