Area industriale San Nicola di Melfi: TERREMOTO SOCIALE

COMUNICATO – DIOCESI MELFI-RAPOLLA-VENOSA

Area industriale San Nicola di Melfi: TERREMOTO SOCIALE

 

«Il lavoro è una realtà fondamentale per la vita sociale,

perché è attraverso il lavoro che l’uomo non solo trasforma il mondo,

ma realizza anche sé stesso come persona.»

(San Giovanni Paolo II, Laborem Exercens, 4)

 

Ieri pomeriggio il Vescovo della diocesi di Melfi–Rapolla–Venosa, mons. Ciro Fanelli, insieme a rappresentanti degli uffici di curia, su richiesta dei lavoratori degli indotti Stellantis PMC e Tiberina, si è recato presso i loro sit-in per ascoltare da vicino un disagio che è ormai diventato insostenibile. La precarietà cresce, la paura di perdere il lavoro si fa più concreta e le conseguenze sociali ed economiche investirebbero non solo la Basilicata, ma l’intero Mezzogiorno d’Italia.

Mons. Fanelli ha scelto di rivolgersi alla comunità in un momento che ha definito senza esitazione un terremoto sociale, non sono le case a crollare, ma le persone: affetti, famiglie, storie di dignità ferita. È un dolore che attraversa il territorio e che non può lasciare inerti o indifferenti. Egli ha ribadito di essere con i lavoratori e per i lavoratori: non vi è altro interesse che il bene delle persone. Oggi la cosa più urgente è prendere consapevolezza di ciò che sta accadendo, lasciare che la realtà parli con le sue parole , riconoscere ciò che accade senza ambiguità, perché è da una verità condivisa che nasce la capacità di affrontare il problema come comunità.

Viene sottolineata la necessità che una voce autorevole della politica nazionale faccia finalmente sentire la propria presenza, rendendo necessario che tutte le parti coinvolte, inclusa Stellantis, si siedano a un unico tavolo che abbracci l’intero comparto produttivo: non momenti di confronto isolati, non soluzioni parziali, ma un dialogo serio, unitario e complessivo capace di tenere insieme tutte le realtà dell’indotto.

Gli operai lo hanno affermano con forza: “non intendiamo vivere di assistenzialismo, desideriamo soltanto la nostra dignità”, e ricordano come, quando fu chiesto loro di sostenere turni più pesanti, abbiano risposto senza esitazione, mettendo da parte il tempo con le proprie famiglie pur di garantire continuità al lavoro. Nonostante questo impegno generoso, oggi si trovano davanti a produzioni trasferite e contratti delocalizzati verso paesi dove il costo del lavoro è inferiore e le tutele sono fragili, una dinamica che assume i tratti di un vero neo-colonialismo industriale.

Il Vescovo ha  richiamato con forza che non compete alla Chiesa individuare soluzioni tecniche a questioni che nel tempo sono divenute complesse e radicate;  è indispensabile un impegno unitario, concreto e realmente condiviso, capace di rimettere al centro la dignità delle persone e di aprire prospettive di futuro per i territori colpiti. Solo un’azione corale, ha sottolineato, può interrompere il circolo dell’incertezza e restituire fiducia a comunità già provate da anni di fragilità.

Per il vescovo è indispensabile che sindacati, istituzioni e rappresentanze territoriali trovino una convergenza autentica, capace di andare oltre le dichiarazioni di principio e di tradursi in impegni concreti e condivisi. Solo un passo corale che unisca tutte le energie del territorio può offrire ai lavoratori quella stabilità e quelle garanzie che oggi mancano, e disinnescare una vera e propria bomba sociale che si addensa all’orizzonte.

Mons. Fanelli ha rinnovato il suo impegno a restare accanto ai lavoratori, perché in un momento tanto delicato nessuno si senta abbandonato o privo di sostegno.

«Nessuna famiglia, nessun gruppo di persone e neppure uno Stato può affrontare da solo le difficoltà del nostro tempo. Occorre una comunità che sostiene, che aiuta, che accompagna.» (Papa Francesco, Fratelli Tutti, 8)